Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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la ROMANIA di CEAUSESCU

     Con la caduta del Muro di Berlino, l'Occidente scoprì degli aspetti fino ad allora poco conosciuti ed inconsueti. Molti Paesi dipendenti dal blocco sovietico, tra i quali la Romania di Ceausescu e la Repubblica Democratica Tedesca di Honecker, instaurarono dei veri e propri regimi, imponendo un ferreo stalinismo tecnocratico. La profonda voglia di innovazione accompagnata ad una frenetica volontà di indipendenza totale dai meccanismi economici e sociali dell'Occidente capitalista, portò i governi socialisti ed i regimi comunisti ad una svolta che mai si era vista nella storia. Con la "scelta irreversibile" proposta da Nicolae Ceausescu, la Romania fu sbalzata in una sorta di società omogeneizzata. La "società socialista con sviluppi multilaterali" funzionò per un tempo molto limitato, in quanto non esistevano i presupposti per ottenere un successo concreto.


La sintesi del dopoguerra rumeno


     Dopo la liberazione nazionale dal nazismo, il governo del dottor Petru Groza indisse, nel 1946, le prime elezioni parlamentari libere. Esse furono vinte, con grande maggioranza, dai partiti progressisti che miravano essenzialmente ad attuare riforme di base peraltro già esistenti. Nel 1947 la monarchia rumena cadde, sulle sue ceneri fu istituita la repubblica, la quale si affermò in modo sempre più radicale nella società di allora.


     I partiti democratici comunisti e quelli socialisti si unirono fondando un unico partito globale, chiamato Partito degli operai rumeni. Questo gruppo politico però fu sempre più monopolizzato dalle ideologiche comuniste interne, tanto che, nel 1965 tale aggregato politico cambiò nome e divenne il famoso Partito Comunista Rumeno (Partidul comunist roman), la cui sigla (Pcr) fu utilizzata nella esosa propaganda politica.


     In breve tempo i mezzi di produzione furono completamente statalizzati e l'agricoltura subì un processo di pianificazione unico in Europa. Immense cooperative agricole sostituirono le piccole aziende rurali, agevolando, in tal modo, l'industrializzazione. Durante il periodo comunista, la Romania fu l'unica nazione in Europa orientale a perseguire una politica estera indipendente dagli altri paesi socialisti: basata sul disarmo e sulla coesistenza pacifica con gli altri stati.

     La dimostrazione storica di questo fatto fu la mancata partecipazione alle manovre militari del Patto di Varsavia e dell'Unione Sovietica. Il governo di Ceausescu, infatti, condannò pubblicamente l'invasione sovietica in Cecoslovacchia nel 1968 (la famosa Primavera di Praga), ma non ruppe mai i rapporti diplomatici con le altre nazioni socialiste. Durante il governo comunista furono rinforzati i rapporti con la Cina di Mao, con la Jugoslavia di Tito e con Cuba.


     Il generale Ceausescu si distinse per la sua megalomania, che venne espressa con progetti tanto folli quanto grandiosi: il canale subacqueo nel Danubio, la superstrada di Transfagarasan e la costruzione della più grande metropolitana europea (in funzione dal 1985). Molti dei precedenti progetti furono cominciati ma mai terminati. Con la distruzione del delta del Danubio, lo sviluppo agricolo fu "sistematizzato" e portò al trasferimento forzato di 7.000 abitanti dei villaggi circostanti. La sistemazione degli sfollati fu, a dir poco incredibile: Ceausescu ordinò di costruire, nei pressi di Bucarest, 13.000 palazzi da 16 famiglie; essi erano privi di acqua, di riscaldamento e di servizi igienici decenti.


     Nel mese di marzo del 1989, Ceausescu organizzò sontuose celebrazioni pubbliche per festeggiare l'estinzione totale del debito estero. Questa strategia politica, atta a rendere il paese completamente indipendente dagli altri, fu possibile soltanto grazie ad una impressionante esportazione di prodotti rumeni, che causò una generale scarsità di alimenti nel paese stesso. Durante la disgregazione del blocco sovietico, la popolazione rumena soffrì della mancanza pressoché totale di servizi pubblici. Nel mese di novembre del 1987, 10.000 operai si sollevarono a Brasov, contro il regime per far valere i loro diritti di base. Nel 1989, dopo la caduta del Muro di Berlino, il potere comunista in Romania cominciò a vacillare.

     Il 20 novembre 1989, durante il 14esimo congresso del Pcr, Ceausescu denunciò i cambiamenti politici degli altri paesi dell'Est e fece voto di resistere loro. Il suo discorso fu accolto nell'ovazione generale del congresso, ma fu interrotto dalla protesta di Timisoara, dove migliaia di persone riunite contro il regime si apprestavano ad abbattere un sistema che di fatto non esisteva più: il socialismo reale. Nell'ultima apparizione di Ceausescu dal balcone del palazzo presidenziale di Bucarest, il generale affermò di nuovo l'irreversibilità della scelta comunista per il paese, ma nello stesso anno il regime comunista si dissolse, i pioppi avevano fruttato pere.


Il regime di Ceausescu

 

     Anche se originariamente considerato dall'Europa Occidentale come una sorta di "comunista non conformista", per la sua opposizione all'invasione della Cecoslovacchia nel 1968, Ceausescu diventò presto una delle guide più brutali che l'Europa avesse mai visto grazie anche ai suoi espliciti tentativi di dominare personalmente la popolazione rumena.


     Tuttavia, Ceausescu era realmente molto costante nelle sue politiche, la sua ideologia stalinista era atta a generare una popolazione socialista ed omogenea, distruggendo di fatto le differenze e le classi sociali. Per realizzare i suoi obiettivi, cercò di sottoporre al suo controllo le masse operaie, costringendole ad abitare in grandi conglomerati urbani, affinchè fossero maggiormente controllabili.


     Le conseguenze economiche di una tale politica furono molteplici, ma il regime proseguì per la sua strada, azionando un complesso basato sull'industria pesante, senza scambi né commerci con l'estero. Per riuscire in questa impresa politica, fu avviato un programma di "sistematizzazione", attuato con una cruda e marcata deruralizzazione, in modo tale che le terre abbandonate tornassero di proprietà statale. Il progetto comunque fu presto abbandonato, per le troppe spese che richiedeva.


     Inizialmente la strategia di sviluppo riuscì, poiché la forza lavoro nelle fabbriche aumentò notevolmente, dal 30,3% (nel 1956) al 63,5% (nel 1977). Tuttavia lo sviluppo raggiunto dall'industria non era sostenibile, essendo basato su spostamenti strutturali, e presto la forza lavoro si accorse dell'inadeguato salario e del ridottissimo rifornimento di alimenti e di merci. L'inflessibilità di Ceausescu ricorse alla coercizione produttiva, in modo tale da imporre agli industriali ritmi e orari fissi.


     Gli effetti di questo sistema difettoso divennero apparenti al momento in cui lo spostamento della forza lavoro decrebbe. La situazione peggiorò ulteriormente all'inizio degli anni '80, quando si verificò una crisi energetica mai vista prima, malgrado il fatto di avere le maggiori risorse naturali d'Europa, la Romania si trovò nella condizione di non poter più fornire elettricità per oltre il 70% della popolazione. Nel 1989 il consumo di corrente elettrica del paese fu di gran lunga inferiore al minimo assicurato.


     Questa crisi fu la conseguenza dello sviluppo sregolato dell'industria pesante, ciò costrinse il regime all'importazione di energia elettrica, proprio nel momento in cui i prezzi erano altissimi, ciò comportò un deficit statale non indifferente. Oltre alle conseguenze sociali evidenti di tale politica, la richiesta di elettrodomestici cadde a picco: i rumeni avevano appena i soldi per acquistare generi alimentari di prima necessità. L'agricoltura subì gravi perdite, date dall'inquinamento delle acque fluviali e dal dispendio delle grandi irrigazioni, le quali assunsero proporzioni gigantesche.


     Nonostante l'inizio della decadenza rumena, la visione di Ceausescu non cambiò affatto, anzi, si spinse a progetti ben più ambiziosi, come quello relativo alla costruzione di un tunnel che dal Danubio arrivava sino al Mar Nero, mentre gli abitanti di Bucarest restavano nell'oscurità. Le politiche di Ceausescu, presto, furono giudicate realmente, poiché l'economia divenne incapace di soddisfare le esigenze di base della popolazione, come alimentazione e sanità.


     Nel 1981 cominciò il razionamento del cibo, in quanto l'agricoltura subì gravissimi danni: ciò era principalmente dovuto ai prezzi sproporzionati agli stipendi. Così, il settore privato rappresentò una fonte di salvezza; nel 1985, per causa delle scarse vendite, la produzione statale di latte, uova e patate superò il dovuto del 13%. A questo punto, Ceausescu optò per una "nuova rivoluzione agraria", un programma mirato alla precisa produzione agraria, che non ebbe successo, anzi, costrinse i coltivatori a rivendere i prodotti della terra ad un terzo del suo valore reale.


     La scelta di reintrodurre la "sistematizzazione", fece crollare la figura di Ceausescu, che, in realtà voleva strutturare tutti i villaggi, scelti da lui stesso, in gerarchie ben definite. Circa 500 villaggi furono distrutti perché non rientravano nel programma. Da questo momento in poi, Ceausescu perse il controllo di se stesso. Volle insistere per decidere gli orari di fabbrica e gli obiettivi di esse a tempo determinato. Così facendo, nel 1989, l'intera economia rumena era subordinata alla sua persona ed alle sue "ideologie personali". La nuova "sistematizzazione" provocò il collasso dell'intero sistema agrario, in quanto eliminò tassativamente i pochi incentivi di cui i coltivatori godevano: in questo modo, i contadini sì allontanarono progressivamente dalle campagne e preferirono raggiungere parenti o amici nelle grandi città.


     Nel giugno 1989 la povertà aumentò e la disoccupazione crebbe notevolmente. L'intera base dell'economia era stata corrosa e le infrastrutture cominciarono a mostrare segni di trascuratezza. Il benessere fisico e reale della popolazione era deteriorato da malnutrizione, inquinamento e cattiva sanità. Anche l'istruzione subì del crollo del sistema, molte università furono costrette ad alzare la soglia di età. Ceausescu trasformò la Romania in un Paese con una base industriale inefficace e sottoproduttiva, altamente indebolita ed immotivata. Questa penosa eredità è il fondamento dell'attuale programma rumeno, chiamato "sistema dei bisogni primari".


     Attualmente, tuttavia, non tutti i problemi economici sono risolti; anche se la popolazione ha un senso di miglioramento globale, gli indicatori macroeconomici mostrano una situazione complicata. Questo declino è causato anche dalle industrie sovradimensionate e dall'inflazione, che durante il regime di Ceausescu aveva toccato una soglia del 25%.


     Tali fattori rappresentano la sfida tra il vecchio sistema collettivista rumeno ed il nuovo sistema neocapitalista, attualmente presente nel Paese. Per inserire la nuova impronta politica, il governo rumeno ha adottato una riforma graduale a ritmo rapido. Le caratteristiche principali di questa politica risiedono fondamentalmente nella privatizzazione di imprese e di terreni, e nella riduzione del ruolo del governo nei processi economici.

 

La legge di "Continuità nazionale"


     Dopo la costruzione di palazzi sfarzosi e viali ministeriali, il governo di Ceausescu decise di varare un programma per aumentare la popolazione della Romania. Ceausescu affermò che, chiunque evitasse di avere bambini sarebbe stato, di fatto, un disertore, punibile per la mancanza di spirito patriottico.


     Il tasso di nascita rumeno, negli anni seguenti raddoppiò, ma la malnutrizione e l'inadeguata cura prenatale misero molte donne in pericolo di vita. Il tasso di mortalità infantile del paese aumentò. Per la grande povertà aumentarono anche gli orfani ed i bambini abbandonati, che furono tempestivamente alloggiati in orfanotrofi, i quali, con attrezzature medievali, non riuscirono a migliorare le loro condizioni sociali.


     Seguirono leggi che proibivano la contraccezione, alimentando i mercati illegali di organi, provenienti da aborti clandestini e da vere e proprie "vendite" di minori. Anche i medici si accordarono con la polizia per far diminuire gli aborti, in quanto il loro stipendio diminuiva del 2% per ogni gravidanza interrotta. Il regime superò se stesso quando, nel 1986 inserì una vera e propria "tassa sul celibato", la quale avrebbe dovuto costringere i ragazzi a sposarsi in giovane età, per concepire, in tal modo, più figli possibile. La legge suscitò rabbia e contestazione, Ceausescu, infatti, dovette rapidamente abolirla entro due anni.


     Il governo, però, si trovò in crisi nella sanità: le donne, a centinaia, si trovavano ricoverate in ospedali che difettavano di personale e di attrezzature. Molte donne furono costrette ad acquistare il latte al mercato nero, in quanto la produzione nazionale non era assolutamente in grado di soddisfare i bisogni della metà della popolazione totale del Paese. Moltissime donne morirono per banali complicazioni o per scarsa igiene ed il governo perse progressivamente consensi: la rivoluzione era vicina.


La Proclamazione di Timisoara e il golpe

 

     Con la Proclamazione di Timisoara, documento stilato appunto nella cittadina omonima, si affermano i diritti dei cittadini rumeni, negati con la dittatura di Ceausescu. Migliaia e migliaia di rumeni si riunirono in piazza e criticarono il regime comunista ed i suoi metodi autoritari, ma Ceausescu, non solo non acconsentì, ma ordinò all'esercito di sparare sulla folla: fu l'inizio della fine. La folla inferocita aggredì i militari del regime costringendoli alla resa, rimasero a combattere soltanto i fedelissimi del servizio di sicurezza rumeno (la famosa Securitate). Anche l'esercito, vedendo la situazione precipitare preferì ritirare i suoi uomini, mentre Ceausescu e la moglie Elena si erano barricati nel rifugio sotterraneo del parlamento di Bucarest.


     La politica di Ceausescu, superò il limite e fu miope nel credere che i cittadini rumeni potessero continuare a sopportare privazioni e fame. Per questo motivo la sommossa ed il conseguente colpo di Stato, furono semplicemente il risultato di un sistema applicato in modo errato e di una rivolta interna al Pcr. Nicolae Ceausescu, fu in realtà una vittima del sistema che lui stesso aveva creato e dei suoi aguzzini politici che intendevano sostituirsi a lui.


     La scintilla rivoluzionaria che partì da Timisoara accese quasi subito una polveriera già in procinto di esplodere, gli organi governativi furono presi d'assalto e la polizia fuggì da Bucarest, cercando rifugio nelle campagne circostanti. Ceausescu tentò inutilmente di parlare alla nazione, ricevendo soltanto fischi e grida. Quando la folla raggiunse il palazzo del Parlamento, il capo di Stato cercò di fuggire in elicottero, ma la sua corsa si arrestò quando il velivolo esaurì il carburante. Ceausescu, allora, chiamò il comando militare più vicino e ordinò di spostare la capitale da Bucarest a Tirgoviste, dove possedeva un rifugio antiatomico: ma l'operazione fallì.


     A questo punto, non restava che la fuga in auto, anch'essa finita in un autentico fallimento. In meno di cinque ore, il Conducator fu arrestato e rinchiuso in una caserma di Timisoara insieme alla moglie. Furono fucilati il 25 dicembre 1989, in fretta e furia, dopo un processo sommario. Il giorno seguente si insediò il nuovo governo provvisorio che indisse le prime libere elezioni rumene.