Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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MARK ASHTON

     Mark Ashton nacque a Oldham, vicino Manchester, nel 1960 ed è morto nel 1987 a causa della sindrome da immunodeficenza acquisita (Aids). Studiò a Portrush, nell'Irlanda del Nord, prima di trasferirsi a Londra verso la fine degli anni settanta. Già impegnato nella campagna per il disarmo nucleare e membro della sezione giovanile del Partito Comunista di Gran Bretagna, dopo aver raccolto donazioni per i minatori in sciopero durante il Pride di Londra del 1984, fondò, assieme al suo amico Mike Jackson, il gruppo di supporto "Lesbians and Gays Support the Miners" (LGSM "Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori").

 

     In quell’anno, infatti, il governo conservatore guidato da Margaret Thatcher, aveva iniziato una serie di smantellamenti di siti minerari che porteranno alla perdita di 20.000 posti di lavoro, e Arthur Cargill, capo del sindacato della categoria, proclamò uno sciopero che sarebbe durato, in condizione durissime, per un anno intero. I lavoratori delle miniere di tutto il paese, affamati e in lotta per i propri diritti, diventarono il nemico pubblico numero uno, vennero dipinti come criminali e attaccati con violenza dalla polizia (con 2 morti e moltissimi feriti durante le manifestazioni). Per indebolire ulteriormente la protesta vennero anche sequestrati i fondi del sindacato. Solo un'altra minoranza, quella omosessuale, la cui storia è colma di violenze e discriminazioni, si interrogò su quello che stava accadendo. Ed è per questo che un gruppo di giovani attivisti gay londinesi, organizzati dal ventiduenne Mark Ashton, decise di mostrare concretamente la propria solidarietà alla causa dei lavoratori delle miniere.

 

     Grazie alla passione del gruppo vennero raccolti soldi e beni di prima necessità. Rimase però il problema di farli accettare ai sindacati e ai minatori, abitanti di zone rurali, con i loro radicati pregiudizi sull’omosessualità. Fu così che i membri del LGSM conobbero Dai Donovan, sindacalista dei minatori di Dulais nel Galles, che andò a incontrarli e diede il via a una conoscenza reciproca e a un’incredibile unione in tema di diritti condivisi.

 

     Ma la diffamazione era dietro l’angolo, basti pensare che l’allora comandante della polizia di Manchester, James Anderton, pronunciò la sentenza omofobica che i malati di Aids gay vivevano in un “fogna umana creata da loro stessi.” Sui minatori in sciopero fu altrettanto grossolano. Descrisse i picchetti e le manifestazioni come “atti di terrorismo” e i sindacati come “una mafia industriale”. Avrebbe dovuto essere licenziato, ma la Thatcher sapeva che aveva bisogno degli alleati della polizia reazionaria come Anderton nella sua battaglia per distruggere i sindacati britannici, a cominciare dai minatori.

 

     In questo vortice storico Ashton è stato uno dei primi a rendersi conto della connessione tra due gruppi entrambi sotto attacco da parte della prepotente Thatcher, del suo feroce governo e della sua polizia addomesticata e reazionaria. Ashton disse ai suoi amici attivisti gay: “Le comunità minerarie sono vittime della prepotenza come lo siamo noi, sono molestate dalla polizia, proprio come noi. Una comunità dovrebbe dare solidarietà a un’altra. È davvero illogico dire: “Sono gay e sto difendendo la comunità gay, ma non mi importa di nient’altro”.

 

     Con una serie di iniziative senza precedenti, l’associazione londinese di Ashton rimase vicina ai minatori del Galles fino alla fine dello sciopero, alleviandone almeno in parte le sofferenze imposte dal governo Thatcher. Ridotti ormai alla fame, infatti, dopo un anno i minatori dovettero arrendersi e gran parte delle miniere vennero chiuse.

 

     Ma qualcosa fuori da ogni immaginazione sarebbe ancora accaduto.

Durante il Gay Pride di Londra del 1985, mentre le ragazze e i ragazzi della LGSM discutevano sull’opportunità o meno di politicizzare la sfilata, in preda a una certa depressione dopo l’esperienza del Galles, improvvisamente si videro arrivare decine di pullman dai quali, con stendardi e bandiere, scesero i minatori di Dulais con le loro famiglie che sfilarono alla testa del corteo.

 

     Nello stesso anno, in occasione della conferenza del 1985 del Partito Laburista, fu deliberato di impegnare il partito a sostenere i diritti di uguaglianza LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender). La questione era stata proposta e sconfitta precedentemente. Questa volta il supporto unanime da parte del NUM (Sindacato Nazionale dei Minatori) determinò la vittoria nella votazione contro una forte opposizione da parte di molti nell’esecutivo nazionale del partito laburista. Nel 1988 il NUM è stato tra gli alleati più convinti della campagna della comunità LGBT contro la Section 28, il tentativo di vietare qualsiasi menzione dell’omosessualità nelle scuole.

 

     Mark Ashton entrò a far parte del collettivo Red Wedge e divenne il segretario generale della Lega dei Giovani Comunisti. Il 30 gennaio 1987 gli venne diagnosticato l’Aids che 12 giorni dopo prese la sua giovane vita, a soli 26 anni.

 

     La sua morte prematura suscitò una risposta straordinaria, non solo da parte della comunità gay, ma anche della sinistra e del movimento operaio in generale. Bandiere rosse, rosa e arcobaleno e striscioni delle Unions dei Minatori sventolarono al suo funerale a Lambeth. La sua memoria vive nel Mark Ashton Red Ribbon Fund e il suo nome è ancora onorato nelle valli ex minerarie del sud del Galles.

 

 

     Il film “Pride” del 2014, diretto da Matthew Warchus, ha portato alla luce dopo trent’anni questa meravigliosa storia, dimenticata o volutamente nascosta anche in Gran Bretagna. Una storia che esprime la necessità, come esseri umani, di essere solidali con chi soffre per colpa di interessi economici senza scrupoli o per l’orribile virus del pregiudizio e della discriminazione.