Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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ONU: Guardare il mondo con occhi di Donna

     La Piattaforma d'Azione, strategia per il miglioramento della condizione femminile nei paesi di tutto il mondo, discusso alla Quarta Conferenza Mondiale sulla Donna, tenutasi a Pechino nel 1995, continua a costituire il principale documento mai prodotto su questo tema. Nonostante siano trascorsi parecchi anni, purtroppo in tutto questo periodo le cose non sono molto migliorate. La bozza del documento è stata approvata nel corso della 39° sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla Condizione della Donna (Aprile 1995). Il documento analizza e valuta i progressi compiuti dal 1985, quando, nel corso della Terza Conferenza delle Nazioni Unite sulla Donna tenutasi a Nairobi, furono definite le Strategie Future per il Miglioramento della Condizione della Donna per il 2000.

 

     La bozza di Piattaforma d'Azione elenca 12 aree critiche, identificate come ostacoli al miglioramento della condizione femminile in tutto il mondo. Nei successivi incontri si definirono anche obiettivi strategici e azioni che avrebbero dovuto essere intraprese dai Governi, dalle organizzazioni non governative e dal settore privato per rimuovere gli ostacoli esistenti. Ma, ad oggi, la situazione continua ad essere molto preoccupante.

 

1. Povertà

 

     Le donne, oggi, sopportano in misura sproporzionata il peso della povertà crescente del mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo e dell'Europa dell'Est. Le cause sono: il clima d'incertezza economica globale, i problemi persistenti di debito estero, i programmi d'aggiustamento strutturale e i conflitti civili in molte parti del mondo. Il peso ulteriore sostenuto dalle donne deriva dall'assenza di opportunità economiche, di autonomia, di diritti di proprietà ed eredità sulla terra, di istruzione e servizi di supporto e dalla loro scarsissima partecipazione al processo decisionale. Le donne costituiscono circa il 60% del miliardo e 200 milioni di poveri del mondo. Il numero totale delle donne delle campagne vivono in povertà è stato stimato, nel 1988, a 564 milioni, 47% in più rispetto al 1965-1970.

 

     Un quarto delle famiglie a livello mondiale hanno una donna come capofamiglia. La percentuale più alta di nuclei familiari con a capo una donna è stata registrata in Africa, seguita dai paesi meno sviluppati presi come gruppo unico. Negli Stati Uniti, quasi metà di tutte le famiglie povere sono mantenute da una donna senza marito, il cui reddito medio è inferiore del 23% a quello considerato al limite della linea ufficiale di povertà.

 

2. Istruzione

 

     Sebbene a livello di iscrizione all'istruzione primaria sia stata raggiunta una approssimativa parità tra bambine e bambini, alle bambine è ancora negata un'istruzione adeguata, specialmente nei campi della scienza e della tecnologia. La percentuale di abbandono scolastico tra le bambine è di gran lunga più alta di quella registrata tra i bambini. Circa i due terzi degli analfabeti nel mondo sono ancora oggi donne, la maggior parte delle quali sono donne adulte delle campagne. Due terzi del miliardo di analfabeti adulti nel mondo sono donne. Tra le donne con più di 45 anni, il tasso di analfabetismo nei paesi in via di sviluppo è pari solitamente al 50%, e supera il 70% in Africa e in Asia.

 

     Circa 500 milioni di bambini iniziano la scuola primaria, ma più di 100 milioni di bambini, due terzi dei quali bambine, abbandonano gli studi prima di terminare il quarto anno della scuola primaria. Le donne accedono in misura sempre maggiore agli istituti di istruzione secondaria e alle università. Nel 1990, il rapporto medio di donne ogni 100 uomini nell'istruzione terziaria era di 32 in Africa, 84 in Asia e nel Pacifico, 94 in Europa occidentale e altri, 104 in Europa orientale e 106 in America Latina e nei Caraibi.

 

3. Salute

 

     La salute della donna è minacciata da diversi fattori, che comprendono le differenze biologiche e le condizioni sociali, la discriminazione e l'impossibilità di avvalersi di servizi sanitari, l'inadeguatezza di questi e di altri servizi. La mancanza di cibo, le condizioni abitative carenti e lo scarso accesso di acque non inquinate mettono a repentaglio la salute delle donne nelle zone rurali e delle altre. I tassi di malattia e di mortalità delle donne, dovuti alla poca attenzione data alla salute riproduttiva, rimangono alti.

 

     Le donne rappresentano ora il 40% degli adulti malati di Hiv. Entro l'anno 2000, più di 14 milioni di donne possono diventare sieropositive, e 4 milioni possono morire. Ogni anno almeno mezzo milione di donne muoiono per complicazioni dovute alla gravidanza e altre 100mila a causa di aborti effettuati in condizioni di rischio.

 

4. Violenza

 

     La violenza contro le donne è un problema globale. Da sempre, gli uomini hanno esercitato il loro dominio sulle donne e hanno messo in atto discriminazioni ai loro danni. La mancanza per le donne di accesso all'informazione legale, di aiuto o protezione, l'assenza di leggi e l'impegno insufficiente da parte delle autorità pubbliche per rafforzare le leggi esistenti, in alcuni casi accresce la violenza contro le donne. Anche i modelli culturali che perpetuano lo status inferiore delle donne, favoriscono la violenza contro di loro. L'immagine della donna veicolata dai media contribuisce all'accrescimento del fenomeno. Negli Stati Uniti, ogni 8 secondi una donna subisce atti di violenza fisica e ogni 6 minuti è vittima di violenza sessuale.

 

     L’Italia negli ultimi anni, in diversi ambiti internazionali, è stata fortemente redarguita dalle Nazioni unite per il suo scarso e inefficace impegno nel contrastare la violenza maschile nei confronti delle donne. Nel giugno 2012, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, ha rivolto allo Stato italiano una serie di raccomandazioni dove ha espresso una forte preoccupazione per l’elevata prevalenza della violenza nei confronti di donne e bambine; per l’allarmante numero di donne uccise dai propri partner o ex-partner (femminicidi); per il persistere di tendenze socio-culturali che minimizzano o giustificano la violenza domestica; per l’assenza di rilevamento dei dati sul fenomeno, per la mancanza di coinvolgimento attivo e sistematico delle realtà della società civile competenti sul fenomeno per contrastare la violenza; per le attitudini a rappresentare donne e uomini in maniera stereotipata e sessista nei media e nell’industria pubblicitaria.

 

5. Conflitti armati e altri tipi di conflitti

 

     Le donne subiscono in vari modi le conseguenze della guerra e dei conflitti armati. Pur non avendo in genere alcun ruolo nelle decisioni che portano a tali conflitti e pur prendendovi raramente parte attiva, alle donne è spesso lasciato il compito di mantenere le proprie famiglie quando la vita sociale ed economica è scardinata. Le donne sono spesso vittime di torture, sparizioni e di violenza carnale sistematica, usate come arma di guerra.

 

     Le donne e coloro che da esse dipendono costituiscono l'80% dei 23 milioni di rifugiati del mondo. Più di 20.000 donne sono state vittime di stupro nella Bosnia-Erzegovina nei primi mesi di conflitto nella regione.

 

6. Partecipazione economica

 

     Sebbene le donne siano le principali produttrici di cibo e contribuiscano in modo significativo alla vita economica in tutto il mondo, esse sono per lo più escluse dalle decisioni in campo economico. Nella maggior parte delle società, le donne non godono di pari accesso e controllo sui vari mezzi produttivi, come terra, capitale e tecnologia, e il loro lavoro è sottopagato e sottostimato. Tuttavia, l'esperienza mostra che, quando hanno accesso alle risorse, alla tecnologia e alla formazione, le donne sono le prime ad aumentare la produzione. Nel 1990, si stima che circa 854 milioni di donne fossero attive nel settore economico, pari a circa il 32% della forza lavoro globale.

 

     La percentuale delle donne in posizioni decisionali elevate a livello governativo (livello ministeriale o superiore) è relativamente bassa: 6,2% di tutte le cariche ministeriali e solo il 3,6% nei ministeri economici. In 144 paesi, non vi è nemmeno una donna in questi settori e a questi livelli. A livello di imprese, le società statunitensi impiegano 8 donne ogni 100 uomini. La maggior parte delle donne dirigenti si concentra ai livelli più bassi. Nelle mille più grandi società non statunitensi, solo un dirigente su cento è donna.

 

7. Partecipazione al potere e alle decisioni

 

     Sebbene oggi siano più visibili in campo politico, le donne non hanno ancora accesso alle strutture di potere che modellano la società. Le donne non vi partecipano abbastanza pienamente come diplomatiche di alto livello o nelle organizzazioni internazionali. A causa delle norme e pratiche esistenti, le donne non sono in grado di competere in modo equo per le posizioni di comando. Gli stereotipi negativi contribuiscono a tale discriminazione.

 

     Senza la partecipazione attiva delle donne al processo decisionale, gli obiettivi di uguaglianza, sviluppo e pace non possono essere raggiunti. Nel 1993, in tutto il mondo vi erano solo 6 donne capo di governo. Alle Nazioni Unite, solo 6 dei 176 paesi membri hanno rappresentanti permanenti donne. Più di 100 paesi non hanno alcuna donna in Parlamento. I paesi in via di Sviluppo registrano una rappresentanza femminile in parlamento più alta (12%) delle nazioni industrializzate (9%).

 

8. Meccanismi nazionali e internazionali

 

     Sebbene nella maggior parte dei paesi siano state create istituzioni nazionali (es. ministeri, uffici di statistica, unità di ricerca) per il miglioramento della condizione della donna, questi spesso non dispongono di risorse finanziarie e umane per poter operare in modo adeguato. Problemi simili esistono a livello internazionale. Anche le informazioni e le statistiche disaggregate per genere sono inadeguate.

 

     La Commissione delle Nazioni Unite sulla Condizione della Donna, creata nel 1946 dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, controlla la situazione delle donne e promuove i loro diritti in tutte le società del mondo. Il Fondo di Sviluppo per le Donne delle Nazioni Unite (Unifem) fornisce sostegno tecnico e finanziario diretto per contribuire a migliorare il livello di vita delle donne nei paesi in via di sviluppo.

 

     L'Istituto Internazionale di Ricerca e Formazione per il Progresso delle Donne (Instraw) delle Nazioni Unite conduce attività di ricerca, formazione e informazione per la promozione della donna come figura chiave per uno sviluppo sostenibile.

 

9. Diritti umani

 

     Anche quando le donne godono di diritti garantiti dalla legge, spesso non sono in grado di esercitarli pienamente. Ciò è dovuto al fallimento dei Governi nella promozione e nella protezione di questi diritti. Mancano inoltre meccanismi di ricorso appropriati a livello nazionale e internazionale.

 

     I diritti della donna non sono garantiti nei paesi che non hanno accettato la Convenzione sull'Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne (Cedaw). Fino ad oggi, la Convenzione sull'Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne è stata ratificata da 139 paesi.

 

10. Comunicazione di massa

 

     Oggi, un numero maggiore di donne lavora nelle comunicazioni, ma poche ai livelli decisionali. Nella maggior parte dei paesi, i mass media propongono tuttora una visione distorta della donna, del suo ruolo e del suo contributo alle comunità e ai paesi: basandosi su immagini stereotipate, tendono a rafforzare opinioni obsolete.

 

     I mass media sono generalmente controllati da uomini e riflettono perciò il loro modo di vedere e le loro priorità. La percentuale totale delle donne nei media è bassa. In Africa, Asia e America Latina, la percentuale media femminile nei settori della televisione e della stampa è inferiore al 25%. In Europa, questa raggiunge il 30% nella stampa e il 36% nella televisione. Raramente alle donne sono affidate posizioni elevate nei media. Studi condotti dall'UNESCO su 200 organizzazioni nel settore delle comunicazioni in 30 paesi in tutto il mondo, mostra che soltanto 7 di esse sono diretta da una donna. Uno studio condotto dall'UNESCO in 10 paesi mostra che soltanto l'1,4% delle notizie televisive trattava di argomenti riguardanti la donna e che tre quarti di queste notizie erano presentate da uomini.

 

11. Ambiente e sviluppo

 

     Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, le donne sono responsabili della raccolta dell'acqua e del combustibile e della gestione dei consumi domestici. Esse sono, di conseguenza, in modo particolare interessate alla qualità e alla sostenibilità dell'ambiente. Tuttavia, poiché le donne sono per lo più assenti dai processi decisionali, le politiche ambientali spesso non tengono in considerazione gli stretti legami tra la loro vita quotidiana e l'ambiente. Le donne provvedono alla produzione della metà del cibo nei paesi in via di sviluppo. In alcuni paesi africani, devono percorrere dieci chilometri o più per raccogliere acqua e combustibile.

 

     La maggior parte della conservazione del terreno in Africa orientale negli ultimi decenni è stata realizzata dalle donne. In India, le donne provvedono al 75% della forza lavoro per trapiantare e strappare le erbacce del riso, il 60% per il raccolto e il 33% per la trebbiatura.

 

12. La bambina

 

     In molti paesi, le bambine subiscono discriminazioni dall'infanzia all'età adulta; sono spesso trattate da inferiori; sono meno incoraggiate dei bambini a partecipare e ad imparare dai processi sociali. Di conseguenza, non vengono loro offerte le stesse opportunità di coinvolgimento nella vita pubblica, date ai bambini. Nel 1990, 130 milioni di bambini non avevano accesso all'istruzione primaria; 81 milioni erano bambine.

 

     Circa 450 milioni di donne nei paesi in via di sviluppo sono fisicamente indebolite a causa dell'inadeguato apporto di proteine ed energia nell'alimentazione ricevuta durante l'infanzia.