Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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JONAH LOMU

 

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il RUGBY

 

il popolo MAORI

 

 

     Jonah Lomu, nasce ad Auckland, Nuova Zelanda, nel 1975. Discendente del popolo Maori, è considerato uno dei più grandi giocatori di rugby della storia, leggenda degli All Blacks neozelandesi, secondo molti la più forte ala di sempre, prototipo del rugbista moderno, in grado di fondere una massa atletica e una forza fisica da seconda linea con la velocità e la scaltrezza della prima linea classica.

 

     La sua storia è nota anche per coloro i quali non sono appassionati di rugby, soprattutto in relazione alla brutta malattia che l'ha colpito, appena ventunenne, nel 1996, quando gli è stata diagnosticata una rara forma di nefrite. Al culmine della sua fama di giocatore, Jonah Lomu si è dovuto ritirare dall'agonismo per sottoporsi ad un difficile intervento di trapianto di reni, nel 2004.

 

     Ad ogni modo, è parere quasi unanime il fatto che la popolarità di questo sport abbia coinciso con l'ascesa fulminante della carriera di questo giocatore formidabile. È grazie a lui, infatti, se dalla metà degli anni '90 al rugby è stato dato spazio in contesti prima poco ricettivi, come ad esempio le partite in diretta sui canali televisivi.

 

     Fino a quando non incontra lo sport, l'infanzia e l'adolescenza di Jonah sono state difficili. Dopo la nascita infatti, quando ha appena un anno, il futuro campione viene inviato dai suoi genitori in un villaggio nell'arcipelago di Tonga, ospite dei suoi zii. Sono anni di grande sradicamento e difficoltà per il bambino: a sei anni, i genitori lo rivogliono con sé, e lo riportano a South Auckland. Qui il giovane Jonah vive un'adolescenza complicata, in larga parte causata dal burrascoso rapporto con il padre, alcolizzato e violento.

 

     Verso la fine degli anni '80, Jonah, nemmeno quindicenne, sembra ormai aver preso la strada della gioventù scapestrata, caratterizzata dalle risse frequenti e da alcune azioni ai limiti della legalità. Per allontanarlo da questo genere di vita, nel 1989 la madre lo iscrive al Wesley College, la scuola più antica della Nuova Zelanda. Si tratta di un istituto famoso per la propria disciplina e, soprattutto, per l'attenzione nei riguardi dello sport, in modo particolare del rugby a 15.

 

     È la svolta, ma tuttavia è dall'atletica che tutto ha inizio e in modo quasi casuale. Durante alcune prove, infatti, il giovanissimo Jonah Lomu partecipa ad una gara di salto in alto che vince in scioltezza. Viene allora iscritto a diverse prove, 100 m, 200 m, salto in lungo e in alto, partecipando ad una serie di gare sia scolastiche che interscolastiche, fino ad alcune manifestazioni provinciali. Pur non essendosi mai allenato nello specifico e totalmente privo di tecnica nelle varie discipline, Lomu vince tutte le competizioni a cui prende parte, convincendo della propria straordinaria forza tutti gli allenatori di atletica che via via si trovano ad averlo a disposizione. È però l’allenatore della squadra di rugby della scuola, Chris Grinter, che lo convince a giocare in terza linea in quello che diventerà il suo sport prediletto, e nel giro di meno di sei anni Lomu si ritrova ad indossare la maglia degli All Blacks, la nazionale neozelandese, una delle più forti di sempre della storia del rugby.

 

     Nel 1994, a diciannove anni, Lomu esordisce in un torneo nazionale e con la maglia dei Counties. La squadra vince il torneo e Lomu viene eletto miglior giocatore della competizione. Tra gli spettatori, durante una delle partite del campionato, c'è anche Laurie Mains, l'allenatore degli All Blacks che, impressionato da quel talento puro e grezzo, decide di convocarlo in nazionale. La svolta è il trial, dove Jonah Lomu viene selezionato come ala sinistra per la partita contro la Francia. È il 26 giugno del 1994 quando, a soli diciannove anni, il futuro campione fa il suo esordio ufficiale con la nazionale neozelandese.

 

     L'anno dopo è quello dei mondiali in Sudafrica del 1995 e del suo successo internazionale. Contro i fortissimi inglesi, in semifinale, il ventenne Jonah trascina letteralmente la sua squadra, segnando ben quattro mete e facendosi conoscere nel mondo come uno dei talenti più forti in circolazione. Gli All Blacks perderanno poi la finale contro gli Springbocks sudafricani, ai tempi supplementari, ma Lomu viene nominato miglior giocatore del torneo.

 

     Il 1996 è invece un anno molto critico per Jonah, gli viene infatti diagnosticata per la prima volta la malattia che lo porterà, piano piano, fuori dai campi. I sintomi premonitori sono la difficoltà dell'atleta di resistere ad alcuni malanni continui, come raffreddori e stati influenzali. L’anno successivo è costretto a non giocare, passando circa un anno fuori dal campo.

 

     Nel '98 rientra, ma non è una grande stagione per gli All Blacks, anche se Lomu diventa sempre più una star internazionale. Ai mondiali del 1999, anche se la sua squadra perde contro la Francia in semifinale, Lomu porta a casa un primato di mete assoluto: 8 in 5 partite disputate, di cui due proprio contro la Francia. Altro tassello che si aggiunge alla sua celebrità e che lo vede tra i giocatori più richiesti di sempre, tanto in Europa, che in America o in Australia. Resta però in Nuova Zelanda, negli Hurricanes, convinto di dover giocare soprattutto con e per la sua gente.

 

     Per oltre quattro anni, Lomu continua la sua carriera, alternando momenti di malattia ad altri di grande forza fisica, fino al 2003, l'anno in cui deve cominciare a sottoporsi alla dialisi. Riesce a tornare alle gare, nel campionato neozelandese. Nel 2004 poi, subisce il primo trapianto, ma l'anno dopo è nuovamente in campo. Nel 2011, viene ricoverato nuovamente d'urgenza, poco dopo essere stato protagonista della cerimonia inaugurale della Coppa del mondo di rugby, tenutasi proprio in Nuova Zelanda. A febbraio dell'anno dopo si aggrava ancora, ed è chiaro che ha di nuovo bisogno di un trapianto di reni. La stessa estate del 2012 è difficilissima per lui: perde trenta chili, viene ricoverato più volte, sembra non venir fuori da una situazione sempre più critica. A fine estate, il fisico sembra stabilizzarsi, ma il suo "rene nuovo" non sembra rispondere alle cure ed è alta la probabilità che, da un momento all'altro, il forte campione neozelandese possa aggravarsi nuovamente.

 

     Nel 2015 la malattia purtroppo degenera e Jonah Lomu muore, all'età di 40 anni.

 

     Al suo funerale, compagni di squadra, amici e sostenitori hanno tributato a Jonah una serie di emozionanti "Haka", la tradizionale danza del popolo Maori, dimostrando la loro vicinanza alla famiglia e come canto d'addio al loro amico e compagno.

 

la HAKA

     La Haka è la danza tipica del popolo Maori, l'etnia originaria della Nuova Zelanda, spesso considerata semplicemente, ma erroneamente, una danza di guerra. È stata resa celebre, nello stile della Ka Mate, dagli All Blacks, la nazionale di rugby a 15 neozelandese.

 

     È dunque una danza che esprime il sentimento interiore di chi la esegue, e può avere molteplici significati. Non si tratta, infatti, solo di una danza di guerra o intimidatoria, ma può voler anche essere una manifestazione di gioia o di dolore, una via di libera espressione.

 

     È comunque un rituale che cerca di impressionare: si roteano e si spalancano gli occhi, si digrignano i denti, si mostra la lingua, ci si batte violentemente il petto e gli avambracci, dando quindi un saggio di potenza e coraggio, che si ricollega allo spirito guerriero dei Maori.

 

 

HAKA - Ka Mate

 

Batti le mani contro le cosce!

Sbuffa col petto!

Piega le ginocchia!

Lascia che i fianchi li seguano!

Pesta i piedi più forte che puoi!

 

È la morte, È la morte!

È la vita, è la vita!

È la morte, È la morte!

È la vita, è la vita!

 

Questo è l'uomo dai lunghi capelli

è colui che ha fatto splendere il sole su di me!

Ancora uno scalino, ancora uno scalino,

un altro fino in alto,

Il sole splende!

Alzati!