Lo sport può creare speranza

dove prima c'era solo

disperazione. È più potente

dei governi per abbattere

le barriere del razzismo.

Lo sport è capace

di cambiare il mondo.

 Nelson Mandela

 

 

 Non crediate a quelli che

vi dicono che il mondo si

divide tra vincenti e

perdenti, perché il mondo

si divide soprattutto tra

brave e cattive persone,

questa è la divisione

più importante.

Poi tra le cattive persone

ci sono anche dei vincenti,

purtroppo, e tra le brave

persone, purtroppo, ci

sono anche dei perdenti.

 J. Velasco  

 

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la MARATONA

     La maratona è una gara di corsa sulla distanza di 42,195 kmLa distanza della maratona non venne subito standardizzata e fino alla maratona olimpica del 1924 essa ebbe diverse variazioni, comprese tra i 40 e i 42,75 chilometri. Nei primi anni la distanza della maratona era di circa 40 km, cioè la distanza tra Maratona ed Atene.

 

     La maratona olimpica del 1908, svolta a Londra, doveva originariamente partire dal Castello di Windsor e finire allo Stadio Olimpico, con un percorso di 26miglia esatte (pari a circa 41,843 metri) a cui gli organizzatori aggiunsero 385 iarde (ossia circa 352 metri), in modo da porre la linea di arrivo davanti al palco reale. La distanza risultante fu in tal modo di 42,195 metri; tale distanza, dopo le successive edizioni dei Giochi del 1912 Stoccolma del 1920 ad Anversa, venne ufficialmente adottata nel 1921 dalla federazione mondiale di atletica e divenne ufficiale a partire dai successivi Giochi di Parigi del 1924.

 

     L'idea di organizzare la gara venne a Michel Bréal, che voleva inserire l'evento nel programma della prima Olimpiade moderna, svoltasi ad Atene nel 1896. La maratona era la gara più attesa dei primi Giochi Olimpici e intendeva essere la rievocazione sportiva di un evento epico: la corsa di Filippide dalla città di Maratona all'Acropoli di Atene per annunciare la vittoria sui persiani nel 490 a.C. La maratona olimpica avrebbe seguito un percorso analogo, dal ponte di Maratona allo Stadio Panathinaiko di Atene, per un totale di 40 km (la lunghezza ufficiale di 42,195 km per la maratona come detto fu stabilita solo nel 1921).

 

     Questa idea venne fortemente appoggiata da Pierre de Coubertin, il fondatore dei moderni Giochi Olimpici, così come dai greci. Questi ultimi organizzarono una gara di selezione per la maratona olimpica, che venne vinta da Kharilaos Vasilakos con il tempo di 3 ore e 18 minuti. Spiridon Louis giunse quinto in questa gara, ma vinse quella olimpica con il tempo di 2 ore, 58 minuti e 50 secondi, comprensivi di una pausa per bere un bicchiere di vino in un'osteria lungo il tragitto. La gara si svolse il 10 aprile 1896.

 

     La gara olimpica della maratona ha spesso conosciuto momenti drammatici o altamente significativi. È rimasta celebre la gara del 1908, quando il correggese (nato a Mandrio di Correggio) Dorando Pietri giunse primo in prossimità del traguardo ma collassò a terra poco prima di raggiungere la linea di arrivo. Sostenuto da un giudice, tagliò il traguardo, ma venne successivamente squalificato, cedendo così la vittoria all'americano Hayes.

 

     La gara del 1912, in occasione dei successivi giochi di Stoccolma, fu addirittura più drammatica: a causa del forte caldo, inusuale per la Svezia, nonché per la proibizione assoluta di fornire, come invece si fa oggi, beveraggi e docce ai concorrenti, molti di loro ebbero malori e addirittura il portoghese Francisco Lazaro morì in seguito alla disidratazione ed al colpo di calore; legato a questa maratona c'è anche uno degli episodi più curiosi dell'intera storia della disciplina, quello del giapponese Shizo Kanakuri e del suo "straordinario" tempo finale di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 23 secondi. L'atleta nipponico, accreditato della migliore prestazione mondiale di 2 ore 32 minuti e 45 secondi, era fra i favoriti (la gara sarà vinta con un tempo di oltre quattro minuti superiore); al 30º chilometro però il caldo e l'arsura, uniti all'invito di uno spettatore perché si rinfrescasse con una bibita all'interno della sua casa, fecero sì che succedesse l'irreparabile: Kanakuri si sedette nel soggiorno dell'ospitale casa svedese e si addormentò; si svegliò dopo molte ore e, per la vergogna, non si fece trovare (tornerà in patria con mezzi di fortuna): fu praticamente dato per disperso dagli organizzatori ed il suo nome non figurò fra gli arrivati, né fra i ritirati. Fu "ritrovato" da un giornalista svedese nel 1962 in occasione del cinquantenario dei giochi di Stoccolma e, cinque anni dopo, gli fu data la straordinaria possibilità di riprendere la "sua" maratona olimpica da dove l'aveva interrotta e di concluderla, finalmente, col tempo che si è detto.

 

     Restando ai campioni giapponesi, celebre rimane la vittoria di Son Kee-chung nelle Olimpiadi di Berlino del 1936. In realtà Son era coreano, ma correva per il Giappone dato che a quell'epoca la sua patria era occupata dall'Impero nipponico. In quell'occasione un altro coreano (Nam Sung-young) giunse al terzo posto. Son Kee-chung sarebbe stato, 52 anni dopo in occasione dei giochi della XXIV Olimpiade di Seoul, il tedoforo che avrebbe portato la fiaccola all'interno dello stadio olimpico.

 

     La maratona delle Olimpiadi di Roma nel 1960 fu invece vinta dall'etiope Abebe Bikila, precursore di un'imbattibile schiera di fondisti africani, che percorse i 42,195 chilometri a piedi nudi in mezzo alle antichità di Roma terminando sotto l'Arco di Costantino. Bikila si ripeté nel 1964 a Tokyo, uno dei pochi maratoneti a vincere due volte la distanza. L'altro fu Waldemar Cierpinski, Germania Est, nel 1976 e nel 1980.

 

     Drammatica anche la maratona olimpica di Atene del 2004, che riprese gran parte del tracciato di 108 anni prima. Il brasiliano Vanderlei Da Lima, in testa da circa metà gara, inseguito dall'italiano Stefano Baldini (che poi vinse), mentre aveva ancora un buon vantaggio anche se inesorabilmente in diminuzione, venne spintonato da Neil Horan (il folle che un anno prima aveva disturbato il Gran Premio di F1 a Silverstone), perdendo così preziosi secondi e finendo terzo in classifica dopo Baldini e l'americano Mebrahtom Keflezighi.

 

     La maratona femminile in una competizione che assegna medaglie si corre per la prima volta ai Campionati Europei di Atene del 1982. Vince la portoghese Rosa Mota in 2h36'04" davanti all'italiana Laura Fogli (2h36'29"). Si corre ai Giochi Olimpici dal 1984, quando vinse l'americana Benoit.

 

     Accanto alle grandi competizioni internazionali (Olimpiadi, campionati mondiali ed europei), la maratona vive ogni anno tradizionali appuntamenti con partecipazione aperta a migliaia di appassionati, i principali dei quali si tengono a Boston (la più antica maratona al mondo dopo quella di Atene, dato che si tiene dal 1897), a New York (considerata la più bella al mondo per l'incredibile partecipazione popolare e la maggiore per il numero di atleti all'arrivo, 37.954 nel 2006), a Londra (terza maratona mondiale dopo New York e Chicago con 32.974 arrivati), a Berlino (sede dell'attuale record del mondo). Roma ospita la principale maratona italiana (12 614 arrivati nel 2010) seguita da quella di Firenze (7 759 arrivati nel 2010).

 

     Il movimento della maratona è in crescita in tutto il mondo e si sta ampliando anche a paesi poco interessati dalla pratica atletica (come il sudest asiatico) o dalle condizioni meteo proibitive (Maratona dell'Antartide, Maratona delle Sabbie nel deserto tunisino).